Ci siamo mai chiesti, quali sono le cause che poco a poco stanno distruggendo il nostro pianeta?
L’immissione nell’atmosfera di elevate quantità di CO2 e altri gas, da parte delle industrie, ha potenziato l’effetto serra naturale e ha determinato un anomalo aumento della temperatura.
Tale incremento termico comporta un aumento dell’ evaporazione, delle precipitazioni e l’innalzamento del livello del mare; pertanto, molte città costiere, oggi meta di tanti turisti, scompariranno nell’ acqua. La riduzione dell’umidità del suolo, inoltre, determinerà una riduzioni della resa agricola e il rischio di desertificazione in diverse aree europee. È stato previsto che un aumento della temperatura di 1.5-2 gradi porterà ad una perdita tra il 20 e il 30% delle specie animali e vegetali, mentre un aumento di 3,5 gradi potrebbe privarci dal 40 al 70% di essi con grave danno per la biodiversità.
Negli anni Ottanta è stato scoperto il buco dell’ozono, apertosi sopra l’Antartide, a causa di gas inquinanti chiamati clorofluorocarburi, sostanze di sintesi usate come refrigeranti, propellenti, detergenti che, sotto l’azione dei raggi UV, decompongono e trasformano l’ozono in ossigeno molecolare.
Lo strato di ozono corrisponde alla parte bassa della stratosfera tra 15-35 km; esso protegge i viventi dalle radiazioni solari assorbendo, in particolare, le radiazioni ultraviolette di tipo B (UVB) che possono danneggiare uomini ed animali provocando tumori della pelle, cataratta e cecità.
L’aumento della quantità UVB sul mare provoca la morte del plancton. Gli oceani assorbono grandi quantità di CO2, rilasciando nell’ambiente ossigeno, grazie al plancton che vive negli strati superficiali degli oceani. La morte del plancton causata dall’aumento di UVB, riduce la capacità dell’oceano di assorbire questo gas. In tal caso, una maggiore quantità di CO2 resterebbe in atmosfera con gravi conseguenze per il riscaldamento globale.
Salvare il pianeta è una sfida che riguarda l’umanità intera.
A 23 anni dal summit di Rio De Janeiro, finalmente, le nazioni che contano nell’economia mondiale hanno trovato un accordo comune e hanno stabilito che la crescita della temperatura deve essere “ben al di sotto dei due gradi”.
Perché questo si realizzi, dobbiamo tornare a rispettare la natura: le foreste, spesso “saccheggiate”, sono serbatoi naturali in cui i gas serra vengono catturati.
L’uomo deve amare il pianeta che lo ospita come ha invitato a fare il Pontefice nella Enciclica “Laudato si’” e come, ancora prima, nel 1854 ha fatto il capo indiano della tribù Duwanish, esprimendo il valore intrinseco della realtà naturale in una lettera al Presidente Franklin Pierce che gli chiedeva di poter acquistare una vasta estensione del loro territorio: “…come si possono comprare o vendere il cielo e il calore della Terra? Per la mia gente qualsiasi componente di questa terra è sacro” e concludeva “…continuate a contaminare il vostro letto e una notte sarete soffocati dai vostri stessi rifiuti…”.
La Terra ci è stata data in prestito, non ne abbiamo la proprietà, siamo semplici ospiti e abbiamo il dovere di lasciarla pulita alle future generazioni.